New Tardini e il tifo organizzato

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(di Gabriele Majo, direttore responsabile di StadioTardini.it) – Prendo spunto da un articolo apparso oggi sulla Gazzetta di Parma, relativo ad una visita di cortesia degli ex sindaci di Parma Pietro Vignali e Marco Osio al confermato presidente di lungo corso del Centro di Coordinamento Angelo Manfredini, per discorrere del new Tardini, per dire la mia su come il tifo organizzato si stia rapportando in merito al tema scottante del rifacimento dell’impianto di Piazzale Risorgimento.

Nei giorni scorsi, riferendo dell’esito delle votazioni per il rinnovo del consiglio CCPC, avevo osservato come il prossimo triennio di esercizio, risulterà fondamentale per gli sviluppi della cooperazione tra l’organismo, espressione di circa 4.000 tifosi, e la società di calcio, il cui massimo punto di contatto (al di là delle varie opere di volontariato) è l’affidamento della gestione dei bar all’interno del Tardini, che frutta non pochi proventi al CCPC che poi, attraverso numerose opere di bene, ridistribuisce sul territorio.

Va da sé (basta osservare il PEF) che con il nuovo impianto le cose andranno differentemente, ed allora non so se saranno più sufficienti le interlocuzioni continue, costanti e sempre positive di oggi, al di là della vocazione, di per sé governativa, del Coordinamento, che porta il proprio presidente ad affermare (come fatto dinnanzi ai due esponenti della minoranza, come riporta oggi la GdP): “Per noi tifosi la base da cui partire è che il Tardini rimanga dov’è. Poi sui tempi e modi di realizzazione del progetto ci affidiamo agli organi competenti. Importante sarà accelerare l’iter in modo da consentire l’apertura del cantiere e fare in modo che l’intervento complessivo non penalizzi eccessivamente i tifosi.”

Il punto di partenza, a mio modo di vedere, qualora fossi il presidente CCPC eletto con un plebiscito di voti, per me sarebbe appunto quello conclusivo: ossia che l‘intervento complessivo non penalizzi i tifosi (e toglierei anche l’avverbio eccessivamente), cosa che non va esattamente d’accordo con l’affidarsi completamente agli organi competenti (chi?) sui tempi e modi di realizzazione. Al di là dei bar, infatti, la preoccupazione principale, a mio modo di vedere, dovrebbe essere quella di scongiurare in ogni modo l’esodo di 2/3 anni del popolo gialloblù dall’Ennio e su questo punto, sinceramente, il CCPC mi pare piuttosto carente nelle sue esternazioni.

Più decisi, invece, i Boys, anche se, sempre a mio modesto parere, non sono sufficienti striscioni una tantum (che tanto pesano, perché influenzano la condotta, o almeno gli umori, dei manovratori), quando, viceversa, sarebbe necessaria una pressione maggiore, al fine di far comprendere al generoso imprenditore che i primi fruitori del nuovo impianto, che lui desidera a propria immagine e somiglianza, sono, per l’appunto, i tifosi, specie i popolari, quelli che vanno in Curva, i quali, al di là di opere faraoniche, ne avrebbero già a sufficienza se non si bagnassero, per cui basterebbe una semplice copertura della Nord.

Sovente mi domando anche, come un ultrà, abituato a stare in piedi, nel proprio settore (benché le leggi e regolamenti in materia di posto assegnato reciterebbero differentemente, ma una certa ipocrisia di fondo porta a far sì che siano meticolosamente controllati quelli di tribuna, con un certo lassismo nelle curve), possa trovarsi nel nuovo teatro dove dovrebbe starsene seduto e buono (certamente comodo). Diciamo che il tipo di fruizione attuale e quella che si paventa per il futuro, sarà differente, al di là della perniciosa riduzione di posti proprio in Nord, che già ad oggi va a ruba (tanto che ci sarebbe chi vorrebbe farne una succursale in Sud, come di consueto non messa in vendita dalla Società in Campagna Abbonamenti).

Tutto questo non per correre il rischio di essere indicato come un fomentatore o peggio sobillatore o uno che istiga al dissenso o l’eterno scontento (avanti, c’è posto…), ma per far comprendere le reali problematiche che si potrebbero presentare al tifoso genuino con la nuova grandiosa opera, pensata più per lupper class in generale, che non per i popolari, con il disagio preventivo degli anni in trasferta continua, prima di poter tornare in una casa che difficilmente si potrà sentir propria.

Anche la retorica “Il Tardini rimanga dov’è” non è più sufficiente: anzi, come già mi è toccato bestemmiare altre volte (pur essendo un fautore che il Parma continui a giocare in Piazzale Risorgimento, essendo, tra l’altro, il direttore di StadioTardini.it, custode dell’opera dell’ingegno dei Tardini Boys, che lo fondarono poiché contrari alla delocalizzazione), l’opera, così per come è stata progettata da quella cinquantina di persone che fanno capo a Luca Martines che li ha citati nell’intervista di ieri alla GdP, farebbe, forse, la sua porca figura a Moletolo o in Zona Mercati o in Zona Fiere (magari al posto del Mall, e sarebbe indubbiamente un bel biglietto di visita per chi transita in A1) che non calata a forza in un contesto urbano col quale già visivamente fa a pugni.

Resto convinto che dietro gli eterni ritardi, al di là dei vari blablabla, ci sia proprio la complessità di includere, contro natura, il progetto futuristico in quel contesto. Abbiamo perso anni preziosi, dopo il ritiro del progetto decisamente più smart dei sette soci (foto sopra): con quest’altro siamo in ballo da quattro anni e la parola fine sembra lontana, anche al lume della nuova presa di tempo di ieri di Martines sul giornale. Forse, come auspicato (meglio: richiesto, indicato) anche dalla stessa Conferenza di Servizi, servirebbero alternative progettuali, magari con una soluzione a stralci, che eviterebbe o limiterebbe al massimo, il forzoso allontanamento dei tifosi dalla propria squadra durante i lavori (appunto quel che, secondo me, dovrebbe essere il primo pensiero delle organizzazioni del tifo organizzato, quali rappresentanti dei tifosi).

Nell’intervista di ieri, il MDC del Parma Calcio, ha garantito, per l’ennesima volta, che non sarà necessario emigrare altrove, perché verrà costruito uno stadio provvisorio: peccato che due mesi fa in Regione (con Bosi, poi, a fargli eco…) avesse tirato a mano le difficoltà per il temporary quale giustificazione per l’andamento lento. Io, in coscienza, credo che l’investitore non stia smaniando per infondere ulteriori risorse a fondo perduto per consentirci di divertirci in casa nostra, per cui penso che il provvisorio faccia parte di quel nutrito armamentario che il Temporeggiatore utilizza per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, salvo, poi, alla fine della telenovela, annunziare che non ci sono le condizioni per farlo e migrare altrove… Sperando di sbagliarmi, ovviamente…

Ma non è molto incoraggiante, in questo senso, pensare che per il provvisorio si stiano ancora esaminando i flussi di traffico delle quattro location identificate: a proposito, dato che il tempo (che pur si dilata) stringe, non sarebbe ora di puntare decisi su una sola, anziché tintognare tra quattro possibili soluzioni al problema, magari spiegando alla comunità i motivi alla base della propria scelta? L’impressione, al solito, è che ci sia parecchio fumo e poco arrosto, anche se sarei felice di essere smentito…

Sul tema “temporary” Osio si è espresso così: “C’è poi la questione non secondaria dello stadio che dovrà ospitare le partite interne per due stagioni. Si utilizzerà un impianto già esistente (Fidenza o Noceto) oppure si procederà alla realizzazione di una nuova struttura provvisoria come è accaduto ad esempio a Cagliari?” In realtà anche le altre due location dimenticate dal consigliere del Gruppo Vignali (Montechiarugolo e Sorbolo) avrebbero impianti preesistenti (limitrofi), che andrebbero riattati, anche perché non sarebbero solo il Ballotta o il Noce a rappresentare l’offerta di Fidenza e Noceto.

Sempre Osio testimonia: “Nella commissione consigliare Sport il tema stadio non è mai stato discusso. Il nostro gruppo (di minoranza, nda) si era astenuto sulla mozione di maggioranza che fissava i paletti dell’intero intervento, ma questa apertura di credito non ha sortito effetto alcuno. I parmigiani e soprattutto i tifosi crociati attendono risposte chiare e definite sul percorso che il progetto dovrà intraprendere nell’immediato futuro. Anche perché il presidente Krause, da parte sua, ha già fatto tutto quello che doveva, compreso l’impegno ad investire decine di milioni di euro in questo progetto e non vorremmo che anche il suo entusiasmo si affievolisse a causa di ritardi, burocrazia e sottovalutazione”. Insomma, “Il Parma chiama, il Comune nicchia”, fa capire Osio: ma come? Le interlocuzioni non sono continue, costanti e sempre positive? Gabriele Majo (direttore responsabile di StadioTardini.it)

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