Pizzini e telefonate, dal 41bis comandava il clan: nuove accuse per boss Bosti

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Nonostante fosse detenuto in Via Burla, peraltro in regime di 41 bis, continuava a controllare gli affari del clan Contini, operante nei quartieri San Carlo Arena, Vasto, Arenaccia, e Borgo Sant’Antonio Abate, nel cuore di Napoli e facente parte della cosiddetta Alleanza di Secondigliano: questa l’accusa nei confronti di Patrizio Bosti, ritenuto al vertice del clan e attualmente già detenuto a Parma: nei suoi confronti è stato emanata una nuova ordinanza di custodia cautelare.

Nuova ordinanza cautelare anche per il figlio, Ettore Bosti, anch’egli già detenuto (nel carcere di Cuneo), mentre sono stati arrestati un’altra figlia di Patrizio e suo marito, genero del capoclan; l’operazione ha visto il coinvolgimento di Squadra Mobile di Napoli, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e lo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza.

Stando a quanto emerso dalle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Patrizio ed Ettore Bosti, nonostante la detenzione, continuavano a svolgere un ruolo fondamentale per il clan, affidando incarichi direttivi a soggetti di propria fiducia, impartendo disposizioni volte ad indurre i soggetti contigui a non collaborare con la giustizia, mantenendo rapporti con gli altri clan affiliati all’Alleanza di Secondigliano e, infine, dando indicazioni riguardo alla distribuzione delle cosiddette “mesate”.

Per quanto riguarda l’altra figlia e il genero di Patrizio Bosti, secondo gli inquirenti avrebbero riciclato il denaro proveniente dalle truffe su orologi di lusso perpetrate ai danni di cittadini extracomunitari, investendoli in società intestate a prestanome. Pertanto, nel corso delle indagini sono stati sequestrati due immobili intestati a prestanome e una somma in denaro pari a 353.709,95 euro.

 

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