Quel profilo fake di KK…

0

(di Gabriele Majo, direttore responsabile di StadioTardini.it) – Nei giorni scorsi un po’ di ilarità, nei virtuali tifosi Crociati, era stata provocata da un paio di interventi di un finto Kyle J Krause, il quale, attraverso un profilo Facebook evidentemente fake, aveva effettuato una ricerca soci/investitori, salvo poi accorgersi che il popolo del web non sempre sta allo scherzo e si lascia andare ad improperi…

Non è la prima volta che capita che qualcuno, sui social, si impossessi della identità di qualcun altro, specie se Vip: l’ironia, nell’annunzio di ricerca azionisti, sta forse nel fatto che si sta via via consolidando l’impressione, nei supporters ducali, che, il primo entusiasmo di quattro anni fa che aveva portato KK (quello vero) ad effettuare, al calcio mercato, investimenti monstre da Champions (quantitativamente, qualitativamente un po’ meno…) sia poi scemato (considerate le successive campagne all’insegna dell’immobilismo), di qui la supposta voglia di esser affiancato da qualcun altro, per fargli sostenere, alla Ghiro Style, le spese successive…

Al di là delle leggende metropolitane, alimentate talora dai Davide della situazione, io penso sia abbastanza ingeneroso, nei confronti del generoso imprenditore, insinuare che non ci siano più i soldi: giova ricordare, infatti, che la vendita di Kum & Go ha fruttato al tycoon un cospicuo gruzzoletto, che va ad aggiungersi alle già infinite possibilità precedenti. Poi, beninteso, il fatto di avere a disposizione enormi capitali non significa, automaticamente, che questi vadano ad alimentare, come il tifoso vorrebbe, il calcio mercato della nostra amata squadra. Anzi, un meccanismo virtuoso, sarebbe quello di una gestione corretta di costi/ricavi tale per cui il club possa essere, nella sua gestione, indipendente dalle iniezioni del proprietario. Iniezioni di capitali, comunque, effettivamente immessi (a differenza di altri del passato) in quantità e trasformati in capitale.

Al di là dei (molto teorici) piani decennali, è evidente, però, che prima che possa effettivamente diventare autosufficiente, il Parma, oggi, abbia ancora bisogno delle attenzioni del proprio presidente, per salvaguardare la Serie A, raggiunta con una vendemmia tardiva, dopo tre anni di tentativi infruttuosi. La Serie A, infatti, significa non solo maggiori spese, ma soprattutto maggiori ricavi e quindi, al di là delle legittime ambizioni dei tifosi sul piano sportivo, è, appunto, sul piano economico-finanziario che servirà fare di tutto per consolidare la categoria.

Come riuscirci? Forse accantonando quella ricetta che si crede erroneamente vincente, perché la serie A non sta lì ad aspettare la maturazione dei nostri giovani. In ogni caso, una volta per tutte, bisognerà chiarire l’evidente contraddizione per cui una società ambiziosa e ricca quale è il Parma, venga descritta (dagli organi di stampa, che ragionano ancora come se ci fossero i bagget di Faggiano…) come non all’altezza per accaparrarsi i soggetti eventualmente ritenuti utili alla bisogna, poiché troppo cari. Ma anche certe dinamiche interne di contenimento dei costi, come se si trattasse di una società non consolidata e solida, andrebbero ben chiarite perché non si può contemporaneamente avere visionarie ambizioni e praticare la spending reviewGabriele Majo (direttore responsabile di StadioTardini.it)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here